Ritratto della band Moca realizzato da duzimage di David U. Zappa.
Ritratto della band Moca realizzato da duzimage di David U. Zappa.

L’album di debutto dei MOCA: OPLÀ, un salto fresco tra indie e elettronica

Sotto questo sole estivo, aspetto che esca il caffè dalla moca e ascolto, in anteprima, l’album “Oplà” dei Moca, appunto. La data di uscita ufficiale per ascoltare le tracce è il 19 giugno, doveva essere marzo ma si sa, marzo 2020 è stato un mese di silenzio.

Silenzio proficuo per la band ligure che ha deciso di far slittare l’uscita dell’album di debutto in piena estate ma, allo stesso tempo, ne ha voluto arricchire il contenuto. Il 19 giugno, quindi, esce il primo volume di “Oplà”, primo perché, poi, ce ne sarà un secondo, ricco delle canzoni scritte durante il lockdown.

“Oplà”, con la sua copertina colorata, è un album fresco, leggero e che come si può intuire dal titolo segna il salto verso qualcosa di nuovo. I Moca, nati nel 2018, hanno incassato il loro primo successo finendo nelle playlist Spotify “Viral 50 – Italia”, “New Music Friday”, “Indie Italia”, “Scuola Indie”. Essere scelti da Spotify può essere sicuramente un punto di partenza per farsi conoscere ma da questo primo passo i Moca hanno voluto costruire un percorso, percorso segnato dall’album di debutto “Oplà”. 9 Tracce che ospitano vecchi pezzi (come “Bailamme”) e nuovi (come “Promesse”).

“Oplà” dei Moca ha tutte le caratteristiche, il sound giusto per piacere e farsi ascoltare

Ma questo caffè di che sa? Per me, è servito in un bar con i tavolini occupati da Cosmo, Ex Otago ma anche un po’ Frah Quintale. Sicuramente questo caffè è servito in un bar di successo. Insomma, “Oplà” ha tutte le caratteristiche, il sound giusto per piacere e farsi ascoltare. Testi orecchiabili, basi elettroniche, ritmo fresco e direte voi “ne abbiamo abbastanza?”. E invece no. I Moca servono un classico caffè espresso ma lo fanno ricercando una propria tostatura che dia un sentore diverso dagli altri ma non troppo audace.

“Oplà” è giusto, calzante per questo 2020 pesantino. Ogni traccia ha il pregio di poter valere come singolo ma allo stesso tempo è parte di un unico progetto. Tra canzoni più ritmate e altre più vicine al chill out, “Oplà” convince e incuriosisce. Particolare “La piante”, pezzo dalla tematica tra l’ecologia e i sentimenti umani. Una canzone “green” con forte impalcatura elettronica. Un divertente modo di rendere ballabile un pezzo che, invece, tratta di una tematica seria e sempre più importante.

“Promesse” invece è il pezzo che proprio promette di voler essere primo. «Lo sai che ho desideri da vendere ma molte cose da perdere», qui, forse si perde un po’ l’originalità ma c’è un prezzo da pagare se si vuole entrare in quel bar di successo. I Moca fanno apparire tutto semplice, quasi come se questo album fosse registrato nel giro di pochi giorni. Il loro pregio è la leggerezza. E così, con un semplice salto, non mi stupirei se facessero strada. Oplà e il gioco è fatto.

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