Fresco di pubblicazione, il debut album degli Oko & The Authority si chiama “Ukronia” ed è una bomba.
L’eterogeneità dei brani, sì di matrice elettro-dance, è superbamente sintetizzata da una ricerca sonora che assembla un trapassato prossimo a un futuro anteriore, l’elettronica alla musica da cinema, l’ ambient all’ house. Tornano alla mente il compianto Robert Miles, i Telefon Tel Aviv, Moby, i Depeche Mode, i Daft Punk, Alan Parsons Project. In breve, “Ukraina” fonde la materialità alla spiritualità. Apripista è “Don Quixote”, pezzo voluminoso in cui la fusione tra techno e soundtrack restituisce toni cupi, tesi e immersivi. Più sferzante, massiccia e rovente la seguente “BnL”. Qui, la prima linea vocale che ripete you make me feel inside my soul tra sottili archi e risucchi elettronici. Di nuovo la voce, stavolta di donna a cantare su “Lmnt”, brano che rimbalza in verticale. Dal sottosuolo al cielo, tra archi e gocce alle tastiere. “Essence”, eterea e potente, ricorda la smoothness della musica di Sade, possiede un piglio esotico, intenso e malinconico.
Una voce femmina dalle tinte innevate di black a canta su “Susiykio”, pezzo disteso, frammentato da guizzi elettronici, eppure coeso, quasi fluido. Un po’ alla Björk, svela nel finale un’articolazione sonora complessa. Con “Addiction” gli Oko & The Authority aprono le porte della contaminazione progressive. Tecnica e follia per un brano che non vuole direzioni, che esce dai binari ed è letteralmente sensazionale. Elettronica a profusione per “Cursed Chip”, frenetica e a martello. Torna la soundtrack, l’emotività. “Where Lions Cry” sfoggia un tedesco esaltato e teatrale, un po’ come l’intero brano che dà largo spazio all’uso degli archi. Forse, il pezzo più imbevuto della drammaticità tipica delle colonne sonore. Simile a esso per attitudine, “Angel A” va in profondità. Sferzante e profondo, il brano condensa vasta gamma del repertorio degli Oko & Authority per un climax finale famelico e tormentato.
L’eterogeneità dei brani, sì di matrice elettro-dance, è superbamente sintetizzata da una ricerca sonora che assembla un trapassato prossimo a un futuro anteriore
“Zweisamkeit” è la più dolce. Voce maschile, decisamente rock, che canta in inglese e surfa sulle onde all’elettrone, calme e portentose che portano con sé anche le corde di una chitarra acustica. “Ukronia” è perfetto. Non è nostalgico, nonostante i riconoscimenti. Né uno sfoggio di bravura, nonostante la maestria nell’impiego degli strumenti. È caldo, universale, complesso. Ma di una complessità risolta, sviscerata. Capace di restituire e consegnare l’esperienza universale. MI viene in mente Albert Einstein e il suo dire “se non lo sai spiegare in modo semplice, allora non l’hai capito”. Ecco, i marchigiani Oko & The Authority hanno capito cosa vuol dire far musica in questo millennio. Mentre li ascolto, sorrido al pensiero che potessero piacere anche a quel genio della scienza, per la cui relatività del tempo, “Ukronia” deve sicuramente qualcosa.