Staremmo ore intere ad ascoltare “Domestic”, di Paul Armfield, che ci scatena mille piccole emozioni
“Domestic” è stretto tra la morsa dei versi e tra le velate sfumature di un termine, che può essere inteso come abitazione o paese d’appartenenza. La parola ed il concept è “casa”, per vari motivi. Ad esempio l’aver composto i dieci brani del disco in solitudine, tra le mura domestiche. Ma non solo, perché dietro questa splendida dimostrazione di capacità musicale, interpretativa, Paul Armfield camuffa l’insofferenza verso una società moderna che non rispetta le appartenenze. L’artista britannico si interroga e riflette sui concetti bistrattati di nazionalità e unione, e nasce un disco che fonde delusione e speranza, dal sapore retrò. Una delle tracce più belle è “You”, senza dubbio, in cui Paul Armfield si esprime in un cantato fiabesco, accompagnato da una melodia magicamente sublime. Staremmo ore intere ad ascoltare “Domestic”, talmente è forte la gravità che attrae il nostro mondo e quello di Paul Armfield, scatenando mille piccole emozioni.
Le composizioni folk di Paul Armfield sfiorano la poesia, ammiccando alla musica amorosa del rinascimento
In uscita per Doppio Clic Promotions, l’album è anticipato dal meraviglioso singolo estratto “I’M Not Here”, forse il più bello ed intenso di tutto “Domestic”. Ci piace il suo svilupparsi adagio, la batteria che accompagna dolcemente, il pizzicare delle corde, la voce di Paul Armfield che trasporta in aurei territori. Non si incontrano spesso delle voci così profonde, armoniche e incantanti come quella del cantautore britannico. E con maestria si divincola fra le nostre sensazioni. Paul Armfield dipinge di luce i suoi brani, accompagnato da musicisti di fama internazionale, ed il lento ondeggiare sonoro non rischia mai di diventare burrasca. Perché le sue composizioni folk sfiorano la poesia, il canto dolce. Lo stile si avvicina alla musica amorosa del rinascimento, o alla classica chanson francese. Abbiamo ascoltato “Domestic” in anteprima, per fare questa recensione. Abbiamo nella testa ancora gli album precedenti, già non vediamo l’ora che ne esca un altro.