Per una band che dà il meglio di sé nell’esibizioni live, il coronavirus e lo stop mai terminato ai concerti sono stati un duro colpo. Spesso, specialmente in questo periodo, si tende a chiudersi nei propri confini e a dimenticare che c’è un mondo diverso dal nostro oltre le Alpi. Immaginate quindi tre italiani e un irlandese che si incontrano a Dublino e decidono di fondare un gruppo, nel non troppo lontano 2017. Tre anni dopo si ritrovano ad affrontare una pandemia e l’impossibilità di vivere quotidianamente la band.
È importante continuare a fare musica e farlo con la prospettiva di emozionare un pubblico senza nessuno schermo divisorio
“F∇X” riesce, però, a dare la dimensione interculturale ma anche “intermusicale”, l’approccio fluido capace di passare dal folk al pop senza mai ristagnare troppo nello stesso genere musicale. Toni musicali irlandesi, atmosfere più introspettive risultano congeniali per l’obiettivo finale del gruppo.
Strawman and The Jackdaws esplorano il concetto di viaggio, viaggio come luce in fondo al tunnel ma anche come la necessità di credere in qualcosa. È importante continuare a fare musica e farlo con la prospettiva di emozionare un pubblico senza nessuno schermo divisorio.
Strawman and The Jackdaws, da sempre, puntano a creare momenti di aggregazione e condivisione e spero che riescano presto a tornare ad esibirsi live. Consiglio la lettura della mia intervista per comprendere meglio lo spirito del gruppo, le influenze musicali e le aspettative future.