Il cantautore Svevo Susa in un'artistica foto promozionale.
Il cantautore Svevo Susa in un'artistica foto promozionale.

SVEVO SUSA: “Senza il ricordo di ciò che non è giusto per noi la vita sarebbe un eterno loop di errori “

Svevo Susa, benvenuto su Music.it! Rompiamo subito il ghiaccio con un tuo ricordo. Racconta ai lettori un aneddoto divertente, meglio se imbarazzante, legato alla tua carriera musicale!

Grazie! Gli ultimi dieci anni sono quasi esclusivamente un elenco puntato di sfortunati eventi, una pletora di figure barbine. Una delle più recenti (che mi ha ridotto al mutismo selettivo per qualche giorno) riguarda un’intervista radiofonica. Non ricordo come si finì a parlare di droghe e aumento della creatività ma mi ritrovai a dire che alcune mie canzoni sono state scritte durante uno stato di leggera alterazione (diciamo così). Pochi minuti dopo presentarono in diretta lo “sponsor” della giornata: il responsabile di una comunità di recupero. Ho capito cosa ha provato Maria Stuarda mettendo piede sul patibolo.

Come prendono forma le tue canzoni? Prediligi scrivere alle prime luci dell’alba, al crepuscolo o nella notte fonda?

Generalmente il processo comincia con la testa pesante e una lieve sensazione di confusione. Non c’è un momento specifico della giornata o dell’anno, sento solo che qualcosa mi tedia il cervello. Scrivo qualche parola e poi mi metto al piano per cercare la melodia: in genere basta quello per sentirmi meglio. Poi con calma, cerco di costruire un testo che abbia senso, almeno per me… ecco, insomma, non è che sia un procedimento divertente, è più una necessità: molte canzoni che ho scritto servono a me per fissare dei punti nell’elaborazione di eventi che non riesco a categorizzare.

Quali sono i tre album che hanno segnato e lasciato un’impronta indelebile nel tuo percorso musicale? E quale quello che ti sarebbe piaciuto scrivere?

“New Skin for the Old Ceremony”, Leonard Cohen, 1974; 
“Broadway-Blues-Ballads”, Nina Simone, 1964;
“Homogenic”, Björk, 1997. 
Non saprei rispondere alla seconda domanda. Una canzone di cui sarei stato volentieri autore è “Padam Padam”, cantanta da Edith Piaf e scritta da Henri Contet e Norbert Glanzberg.

Nel tuo nuovo singolo “Luoghi Sacri”, dal sound cupo e soffuso, parli del silenzio assordante del primo incontro, degli sguardi e delle emozioni che estraniano dalla realtà. Credi che l’avvento di un nuovo incontro possa mai cancellare le ombre del passato? Che ruolo ha la musica nella tua vita?

Non credo che una persona nuova possa cancellare il passato. Ed è cosa buona e giusta, questa. Le “ombre” ci indicano dove sono le zone di luce, ci fanno capire cosa vogliamo e cosa non vogliamo, cosa ci nutre e cosa ci danneggia. Senza il ricordo di ciò che non è giusto per noi la vita sarebbe un eterno loop di errori che ripetono se stessi.

Se avessi a disposizione una macchina del tempo, la useresti per tornare nel passato o salteresti immediatamente nel futuro? Perché?

Nel futuro mai! Che angoscia! Il presente mi piace, non riesco a vedermi a vivere nel passato per lunghi periodi. Vivere nella Grecia antica per esempio sarebbe un sogno, almeno sulla carta: poi ti fermi e pensi che si moriva a vent’anni di raffreddore e tutti avvelenavano tutti ed era tutta una grande congiura, e soprattutto nessuno sapeva friggere. Giammai. Molto probabilmente però farei qualche saltino indietro per degli eventi specifici: il concerto a Wembley dei Queen nel 1985, una prima de “La Traviata” con Renata Tebaldi o Maria Callas

Musica e social, un binomio di fondamentale importanza per i tempi che corrono. Cosa ne pensi? Quale è il tuo rapporto con i social?

Non ho Twitter e Facebook lo uso poco. Instagram mi serve come personale antologia visiva della mia felicità. Quando mi capita di dimenticare quello che di bello ho vissuto nel passato recente, volo sul mio profilo e mi rincuoro. FUNGE DA AUSILIO ALLA TERAPIA.

Cosa bolle in pentola? Stai già lavorando a nuovi brani?

Stiamo chiudendo l’EP che dovrebbe uscire in autunno (il concept EP di cui fa parte il primo singolo, “Luoghi Sacri”). Sono molto contento. Sono canzoni che ho sempre sperato di poter scrivere e cantare.

Svevo Susa, siamo arrivati ai saluti, ma il finale spetta a te. Saluta i nostri lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Grazie per essere stato con noi e a presto!!!

Grazie a voi! :)
 Sto rileggendo alcuni scritti di Alejandro Jodorowsky e poco prima di iniziare a rispondere a queste domande, mi sono imbattutto in quella che reputo una bellissima descrizione di ciò che la musica dovrebbe essere: «L’atto poetico deve essere bello, estetico e prescindere da qualsiasi giustificazione».

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