La scelta delle linee vocali mi ha subito riportato alla fine degli anni 80, alla fase di splendore dei The Cure, in particolare con la seconda traccia del disco “I’m in love”. Ancora accenni alla profondità di Nick Cave and the Bad Seeds, passando per i Depeche Mode. Certo è che la scelta e la lavorazione dei suoni ed il missaggio delle tracce segue la scia delle composizioni elettroniche più contemporanee. Lo sviluppo di “Nowhere blues” segue un movimento sconnesso che tende a disorientare l’ascoltatore catapultandolo in una condizione di particolare curiosità. Dalla sonorità jazz di “Never seen an angel” fino al travolgente ritmo di “The final scene”.
Nowhere Blues” di King Of The Opera ci fa immergere in un mondo dove la sottile linea che divide il sintetico dall’acustico si perde sull’orizzonte
“Nowhere Blues” è il disco di Alberto Mariotti, in arte King of the Opera, uscito lo scorso 15 gennaio.. Un eccezionale debutto sulla scena elettronica italiana che necessita di ottime sperimentazioni come questa, di chi non ha paura di osare. Ma quale è l’idea che sta alla base di “Nowhere Blues”? Come i blues-man afroamericani del primo dopoguerra egli vuole dedicare le sue canzoni ai luoghi che durante il suo viaggio lo hanno ispirato, ma il suo non è spostamento fisico. Il musicista compie un movimento verso una sua dimensione artistica passata, in un qualche senso compiuta e superata. Quel che trova sono ricordi sbiaditi, impressioni, un involucro secco di quello che egli stesso è stato. E allora trovandosi a vagare in quei luoghi onirici decide che il suo blues sarà dedicato a nessun luogo, alla vacuità di quelle memorie, al perdersi ed all’errare.
“Nowhere Blues” di King of the Opera si compone di sette tracce inedite, un lavoro di composizione durato cinque mesi. Ad affiancare l’artista nella registrazione ci sono stati Andrea Carboni (Tastiere programmazione e voce) ed Elia Ciuffini (Batteria e percussioni). Tra l’organico molto articolato che compone il disco, lo strumento principe risulta essere la chitarra elettrica che, nonostante le costanti componenti sintetiche, riesce a spiccare in molti dei brani. Insomma, “Nowhere Blues” di King Of The Opera è un disco che ne ha per tutti i gusti, quanti di voi sono curiosi di ascoltarlo?