È almeno dal 15 luglio che Vasco Rossi è in modalità amarcord. Chissà se non sia l’effetto della scomparsa dell’amico e suo primo manager Filiberto Degani. Si era soffermato a raccontare i suoi anni da DJ allo Snoopy di Modena. All’epoca dove lo trovavi uno che ti faceva ballare con Fabrizio De André? Ieri su Instagram, il Blasco ha postato un’altra foto dei ‘vecchi tempi’. In pieno stile anni ‘70, il rocker di Zocca ha uno stile semplice: t-shirt scura e jeans. Tra le mani quella che sembra a tutti gli effetti una chitarra classica. A giudicare dal numero dei fan mai in calo, il fascino da poeta maledetto non l’ha mai perso. Insieme a queste istantanee dal passato, l’autore di “Albachiara” risponde a una delle domande più rivolte ai grandi artisti: con chi hai imparato a suonare.
Vasco Rossi ha iniziato a suonare con Lucio Battisti
«Avevo sempre la chitarra in mano, suonavo in continuazione, da solo e con gli amici. Canzoni di Lucio Battisti, soprattutto»
Ma sembra che gli amici di Vasco Rossi non fossero sempre felici di ascoltarlo strimpellare
«Ogni tanto li costringevo ad ascoltare qualche mia nuova composizione.. che non essendo un granché non suscitava molto entusiasmo così era nata la battuta “Scappa, scappa che arriva Vasco con la chitarra”. Sapevano che li avrei costretti ad ascoltare i miei esperimenti»
Sembra quasi veder Vasco Rossi ridacchiare mentre si immerge nei ricordi di una giovinezza in cui la musica doveva ancora prendere forma come sua musica. Paragona l’apprendimento della composizione musicale alla pratica pittorica:
«Scrivere canzoni è sempre stato, per me, come dipingere dei quadri: prima di diventare bravo, era necessario imparare a dominare il pennello, a dosare i colori, a perfezionare i tratti. I primi brani facevano schifo, erano, appunto, esperimenti. Ovvio che i miei amici volessero scappare. Poi sono migliorato un po’, credo»
Per celebrare i 40 anni di “Colpa d’Alfredo”, a partire dal 27 novembre l’album sarà di nuovo disponibile in versione cofanetto. Una vera e propria manna per gli amanti delle modalità di fruizione di altri tempi. Se vogliamo, in decisa controtendenza con la digitalizzazione dell’esperienza operata a partire dalla diffusione capillare delle piattaforme streaming. Un CD, l’LP da 180 grammi dell’album, la musicassetta e il 45 giri di “Non l’hai mica capito/Asilo Republic”.