Gli anni di “Tyr” sono una parentesi tanto turbolenta quanto prolifica per la storia dei Black Sabbath
Tony Martin, il cui timbro vocale rievoca i virtuosismi di Ronnie James Dio, inizia a mettere mano alla composizione. Anche l’entrata in scena di un nuovo bassista, Neil Murray dei Whitesnake contribuisce al successo del quindicesimo album in studio dei Black Sabbath. Nonostante sia atipico per il particolare connubio di sonorità e tematiche rispetto ad altre pubblicazioni, “Tyr” è stato apprezzato da pubblico e critica. Sebbene i racconti nordici occupino soltanto tre tracce delle nove di cui l’album è composto, le restanti sei non sono prive di spiritualità.
Il doom metal svanisce per lasciar posto a tonalità power, più adatte al tipo di narrazione scelta
È il caso di “Anno Mundi (The Vision)”, la cui lirica si fa terreno d’incontro, punto di incidenza tra le potenze naturali e l’uomo a queste devoto. Il trittico di ballate in cui effettivamente entra in gioco il pantheon vichingo sono “The Battle of Tyr” “Odin’s Court” e “Vahlalla”. Poi la narrazione vira sulla liberazione dall’oppressione, dove Uomo e Lucifero si fanno artefici del proprio destino, con “Feels Good To Me” e “Black Heaven”. Composto di tracce molto eterogenee, vi diamo un piccolo assaggio di mitologia vichinga con “Odin’s Court” e “Valhalla”. Buon ascolto!