La carriera musicale dei Boxes conta due lavori, l’ultimo dei quali si intitola “Swinging In Nothing”, uscito l’11 maggio con l’etichetta indipendente (R)esisto. L’EP si compone di sei tracce, che mescolano sonorità pop al rock e al funk, con una leggerezza che non stona con la vena malinconica che lega le tematiche trattate.
La prima impressione che ho avuto all’attacco della prima traccia, “I’m Just Looking At”, è stata quella di un déjà vu. O meglio, di un déjà entendu; il riff di chitarra mi ha infatti ricordato l’inconfondibile attacco di “Smells Like Teen Spirits”. Purtroppo o per fortuna è una sensazione che dura poco, perché la traccia si differenzia molto da quella dei Nirvana, procedendo per una strada più pop che grunge.
Quella stessa sensazione, tuttavia, riemerge in più momenti durante l’ascolto dell’EP, al cui termine ci ha lasciati con la convinzione che i Boxes non abbiano prodotto nulla di nuovo. Il che non è necessariamente un male; si percepisce un sapore anni ’90 che non dispiace, e che mi ha riportato alla mente alcune ballate di Michael Jackson e i primi lavori della nostrana Elisa, i più sperimentali e originali, soprattutto nel cantato di Paolo Bra
ndani.
“Swinging in Nothing” dei Boxes si compone di sei tracce, che mescolano sonorità pop al rock e al funk
“Swinging In Nothing” è in effetti un oscillare nel nulla. Inteso come il vuoto di certe domeniche pomeriggio in cui non si sa bene cosa fare, dove andare, chi chiamare. Un disco che sa di parole non dette, di cose non fatte, di attese durante le quali le ombre che si allungano sulle pareti al calare del sole diventando improvvisamente entità senzienti. Entità che ci fanno domande a cui non sempre vogliamo o possiamo rispondere.
In conclusione, l’ultimo lavoro dei Boxes non spicca in quanto a ricercatezza e originalità. Ma rappresenta una buona colonna sonora per quei momenti di riflessione e indecisione che tutti viviamo in certe fasi della nostra vita.