Sem&Stènn sono una delle novità più fresche della scena musicale italiana, nonostante questo potrebbe capitare di non essere pienamente travolti dal loro stile. Ma Facciamo un passo indietro: Il progetto nasce nel 2011 e solo nel 2016 viene pubblicato il primo singolo seguito da due EP. Nel 2017 con la partecipazione a X Factor le cose cambiano radicalmente. Sotto la Supervisione del giudice Manuel Agnelli, guru dello spirito punk sotto contratto Universal, Sem&Stènn si fanno finalmente conoscere ad una fetta di pubblico molto ampia. Cavalcando l’onda della loro notorietà i due artisti hanno proseguito con la pubblicazione di diversi singoli come “18 anni” o “ho pianto in discoteca”. Quest’anno potrete finalmente ascoltare il primo vero disco “Agarthi”.
Sem&Stènn ci parlano di “CHAMPAGNE”: racconta il miraggio della vita sfarzosa come obiettivo di un interminabile ed estenuante sforzo per raggiungerla.
Ma dietro la notorietà di questo progetto, come spesso accade, non vi è un discorso esclusivamente musicale. Sem&Stènn vengono percepiti dal pubblico come gli artisti rappresentanti della comunità LGBTIQ+ italiana. La rivista I-D Vice li ha definiti come “la resistenza queer della musica italiana”, ma sarebbe interessante sapere in quale tipo di guerra si sta portando avanti tale resistenza. Definire il fenomeno a partire da categorie difensive rischia di creare gravi e grandi malintesi. Il mondo dell’arte è il mondo stesso della libera espressione, uno spazio idealistico, l’unico dove possiamo esimerci dall’utilizzare le categorie pratiche del reale.
I brani di Sem&Stènn utilizzano tematiche prive di ogni velo al fine di normalizzare quei comportamenti che molti italiani bollano ancora come “sconci” o “innaturali”. Che la musica sia un mezzo di veicolazione del cambiamento delle società è un bene. “Agarthi” è un disco perfettamente inserito nel panorama storico culturale dei nostri giorni. Ma al contempo, una volta superate le provocazioni e autocelebrazioni, credo che, oltre la musica, non rimanga molto altro di cui fare tesoro. Ciò che viene lasciato intendere ad un ascoltatore esterno è che la fluidità di genere converga con un frivolo edonismo ed un accento milanese alla M¥SS KETA. Credo vi sia qualcosa di più profondo da raccontare.
Detto questo “Agarthi” è disco interessante da cui possono nascere diverse opinioni anche contrarie a quella da me proposta. Le produzioni sono di alto livello e i brani sono ritmati e travolgenti, perfetti per organizzare un festino casalingo illegale. Lo stile musicale di Sem&Stènn mi ricorda a tratti l’elettronica dei Crystal Castle, con batterie in stile techno e synth morbidi e ambientali. Su una cosa non ho dubbi, “Agarthi” è un disco che farà molto parlare di sé. Per il momento non posso far altro che augurarvi un buon ascolto.