Bentrovati con la rubrica settimanale cinematografica di Music.it! Dopo la breve pausa estiva (a me è parsa lunghissima), ogni venerdì selezionerò i titoli più caldi, o quelli più meritevoli, in uscita nelle sale nostre sale cinematografiche. Per tutti i nuovi lettori, mi sollevo ogni responsabilità nel caso i film da me selezionati non vi dovessero appagare, per i vecchi lettori, spero di continuare al meglio il mio lavoro. Questo è il TRAILER FRIDAY, e questi sono i film della settimana selezionati per voi!
LA PROFEZIA DELL’ARMADILLO
L’attesa è la curiosità attorno a questo progetto erano parecchio elevate. In primis perché raramente in Italia si producono degli adattamenti sulle opere dei fumettisti italiani (peccato). E poi perché il buon Michele Rech, in arte Zerocalcare, è divenuto negli ultimi anni una vera e propria istituzione. Con un passaggio di testimone al produttore Domenica Procacci e al giovane regista Emanuele Scaringi, finalmente si è data vita alle pagine riguardanti Zero, Secco e il suo amico immaginario Armadillo.
Potendomi considerare un modesto lettore delle opere del fumettista made in Rebibbia, personalmente posso solo affermare che, tralasciando delle situazioni divertenti, la versione cinematografica de “La profezia dell’armadillo”, non rende giustizia alla sua matrice letteraria. Già con la sua assenza all’anteprima ufficiale al Lido, si è notato un notevole distacco dell’autore a questo film. Quello che evince durante la visione del film è un modo di affrontare le tematiche solite delle storie di Zerocalcare in maniera quasi superficiale e a tratti pedante.
Più che un adattamento dell’opera di Zerocalcare, “La profezia dell’armadillo” è un film “alla Zerocalcare” che raramente o approssimativamente si avvicina al testo e alla poetica di base.
Il background riguardante il suo impegno politico, la vita nella periferia romana, le continue seghe mentali sul lavoro e sulle relazioni, vengono sì mostrati, ma in modo svuotato e senza giusto riguardo. Il personaggio di Zero non risulta così vicino a tutti noi della generazione dei millennials capitolini come dalle tavole del fumettista. Anzi, a tratti sembrerebbe un ragazzo qualunque che dispensa frasi fatte dell’autore con casualità.
Più che un adattamento dell’opera di Zerocalcare, perviene un film “alla Zerocalcare“, che raramente o approssimativamente si avvicina al testo e alla poetica di base. Tuttavia, sapendo del grande riverbero che hanno le tavole dell’artista romano sui lettori, la visione è consigliata a tutti i curiosi e agli amanti delle sue storie. Sappiate però che la probabilità di trovarsi davanti un film non pienamente degno del suo nome è molto alta.
LORO
Secondo la mia personale visione, posso dire che, se con “Loro 1” avevo trovato dei guizzi di genialità registica, specialmente nel modo in cui veniva descritto il costume italiano nel berlusconismo, “Loro 2” nella sua ultima parte si trasforma nella solita solfa sorrentiniana sulla decadenza fisica e morale del suo personaggio protagonista. Forse rivederlo nella sua versione completa potrebbe sicuramente dare nuova verve alla pellicola e far apprezzare il tutto nel suo complesso.
In questi giorni “Loro” è stato presentato al Toronto International Film Festival, che come nel caso della Biennale, rappresenterà un buon trampolino di lancio per portare il mascherone del Cavaliere agli Academy Awards di febbraio. Chi si fosse perso i due film usciti in primavera, o per chi volesse rivedere la director’s cut finale, da questa settimana se potrà (ri)gustare il film in sala
UN AFFARE DI FAMIGLIA
I lungometraggi di Hirokazu Kore’da si sono contraddistinti per la grande minuziosità nel modo in cui descrivono avvenimenti intimi e i legami famigliari. Un’eredità che avanza sin dagli albori dalla cultura e dal cinema giapponese moderno, sopratutto in autori come Yasujirō Ozu, che con delle pellicole essenziali è riuscito a trasporre al meglio la concezione di familiarità e il rispetto di tali rapporti nel Paese del Sol Levante.
Per quanto Hirokazu Kore’da non apprezzi il paragone con il regista maestro, soprattutto per una questione di assoluta riverenza e rispetto, i suoi film detengono indubbiamente lo stesso valore materiale di profondo scavo psicologico dei personaggi e delle loro famiglie. Per i lettori amanti del cinema orientale di genere, e per quelli più vicini a un cinema dai toni più complessi ed impegnati, questo è assolutamente un film imperdibile.