Arrivati quasi agli sgoccioli di questa 75^ edizione del Festival del Cinema di Venezia, tirando pian piano le somme, potremmo dire che il metodo di scelta per i film in concorso ha avuto un occhio di riguardo per le performance attoriali femminili. La maggior parte delle storie ha come protagonisti donne o gruppi di donne (molto spesso un trittico), dai caratteri ben accentuati e contraddistinti da una forte volontà di prendere e affermare un posto nel mondo. A dispetto di tutte le critiche che sono state mosse al direttore artistico, sulla mancanza di registe donne in concorso, la selezione ha dato gran luce alla donna e alle sue dinamiche, appieno, con gran riguardo, e senza alcun tipo di didascalismo spicciolo e sterile.
“Vox Lux” propone con un’ottica ampiamente autoriale e sottile le ombre e le luci dello show-business e della storia degli ultimi vent’anni.
Dopo le grandi performance di Tilda Swinton e Emma Stone, Brady Corbet sbarca a Lido insieme a Natalie Portman e Stacy Martin con “Vox Lux”, un film incentrato su una pop-star statunitense fittizia, Celeste, e la sua ascesa nel mondo dello show business, in due archi narrativi che vanno dal 1999 al 2001 per poi spostarsi nei giorni nostri. Brady Corbet arrivato al suo secondo lungometraggio, dopo “L’infanzia di un capo” (2015), rivolge il suo sguardo sulla formazione del protagonista, e riflette nuovamente sulle cause che determineranno il tipo di uomo o donna che diventerà in futuro.
Se il precedente film mostrava fugacemente gli effetti, concentrandosi piuttosto sulle cause e sull’infanzia del piccolo Prescott, con “Vox Lux” Brady Corbet si sofferma su degli episodi funesti della storia contemporanea e sul suo riverbero sulla protagonista. Il massacro del 1999 alla Columbine e agli attentati terroristici di stampo integralista in Europa degli ultimi anni vengono utilizzati dal regista per delineare i cambiamenti di percezione che l’opinione pubblica ha avuto degli eventi drammatici, dal dolore ad una rabbia destabilizzante. Lo stesso accade alla Celeste di Natalie Portman, che trasforma questa sofferenza in un trampolino di lancio per la sua carriera, giungendo ai suoi 31 anni completamente traviata dalla fama e dai contatti con la realtà circostante.
Brady Corbet guarda l’America con occhio critico ma partecipe, e mostra quanto qualunque cosa possa tramutarsi in spettacolo.
Brady Corbet guarda l’America, il suo paese, con occhio critico ma partecipe, e mostra quanto qualunque cosa, anche una canzone dedicata alle vittime di un attentato, possa tramutarsi in spettacolo, in una vera hit scala classifiche. Tramite alcune scelte di colonna sonora, si nota una sorta di malinconia da parte del regista verso gli anni ’90, quelli della sua adolescenza. Natalie Portman, entrata nel cast in extremis, ci dona l’ennesima prova attoriale di grande livello, nonostante si trovi in un ruolo inusuale e non avvezzo alla sua personalità. Celeste è una pop star sopra le righe, che alterna picchi di irriverenza a momenti di esplosioni emotivi che denotano il suo disagio interiore e la sua incapacità di sopportare il peso della fama. Tuttavia, una volta salita sul palco, diventa un vero animale da palcoscenico: Celeste è l’idolo delle masse e, come da lei affermato, sceglie un tipo di musica superficiale per arrivare ad un pubblico ampio in linea con il contesto storico attuale.
Se con “A Star is Born” e Lady Gaga ho trovato troppa mediocrità nel parlare della scalata al successo, “Vox Lux” propone con un’ottica ampiamente autoriale e sottile le ombre e le luci dello show-business e della storia degli ultimi vent’anni. Brady Corbet, a differenza di Bradley Cooper, supera a pieni voti il suo passaggio dietro alla macchina da presa, con un film che riconferma quanto aveva già dimostrato con il suo esordio registico. “Vox Lux” molto probabilmente dividerà gli spettatori proprio per questa sua ricercatezza formale e registica, ma non mancherà di deliziare l’occhio più attento. Personalmente lo ritengo uno dei migliori in Concorso quest’anno.