WEET
Weet, vero nome Stefano Capece, rapper romano, classe ‘91, si trasferisce a Londra sei anni fa. Si è formato sul palco con una visione prettamente street, tra un contest di freestyle e l’altro

WEET, ed il suo racconto di problematiche psicologiche in PIOVONO GATTI E CANI

Dopo il bel debutto di “Bipolare”, del 2016, l’artista indie rap romano Weet, all’anagrafe Stefano Capece, torna con un nuovo album, “Piovono Gatti E Cani”. Iniziamo dal titolo, che è una trasposizione in italiano del detto anglosassone che indica una pioggia battente, corrispondente al diluvio di parole e rime dell’album. Una pioggia di frasi, tra un rap chiaro e l’indie di questo nuovo millennio, per presentarci dodici tracce intense, cariche di significato, di esperienze personali. “Piovono Gatti E Cani” di Weet è il racconto di problematiche di carattere psichico, ansie e disturbi come il bipolarismo e gli attacchi di panico. Dicevamo delle esperienze personali, in quanto lo stesso Weet, durante la sua vita, è stato colpito da alcuni di questi stati d’animo, che l’hanno segnato. Tra street e freestyle l’artista romano di strada ne ha fatta davvero, arrivando a Londra, dapprima lavorando come chef e in seguito come operatore sanitario.

Il disco di Weet è il racconto di ansie e disturbi come il bipolarismo e gli attacchi di panico, ma non solo

E paradossalmente proprio nel campo dei disturbi mentali di cui parlavamo, portandolo a ricevere bei riscontri proprio dalle persone che sono sotto la sua attenzione. Weet apre questo “Piovono Gatti E Cani” con il brano “Attacchi Di Panico”, proprio per rompere il ghiaccio con il tema più delicato e spinoso. Notti insonni e paura di morire, accompagnati da quel peso sul petto che non ti lascia respirare e ti getta nello sconforto e nella paura. Tanti i riferimenti alle problematiche sopra citate, come in “Psicofarmaci” in cui Weet confessa che non è l’ansia che uccide, ma le medicine per combatterla. Abusarne o considerarle l’unico modo per uscire da quella sensazione di angoscia nel cuore non è la soluzione, la musica può essere molto più efficace. Brano molto intenso è “Fragile”, pieno di insicurezze svelate, richieste di aiuto, difficoltà a ripartire, paura di una notte interminabile, ma che porta al giorno.

Weet confessa che non è l’ansia che uccide, ma le medicine assunte, abusandone a volte, per combatterla

Il disco di Weet non è solo rivolto al sociale, perché, oltre le problematiche trattate al St. George’s Hospital, l’artista riesce anche a farci sorridere. Come in “Imparare A Suonare Vol. 1 (Skit)”, una strana canzone tra fuori tempo e stonature inserite ad arte, che ci risolleva dopo tanta riflessione. Belle le feat. presenti nel disco, con Mirko Petrini (“Santa Pazienza” e “Liberamente”), Davide Borri (“Gourmet”) e Isabella Racca (“Psicofarmaci”), ad impreziosire un lavoro notevole.

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