Un album di quattro tracce tra eclettico e classico, con sonorità che spaziano dal rock alla bossa nova
“Rebirth” si apre con “Looser”, che a dispetto del nome, viaggia su toni che passano dal classico al rock in una line non troppo tesa ma che mantiene alta l’attenzione. I passaggi tra strofe e ritornelli sono un perfetto incontro tra un sound moderno composto da chitarre elettriche con dei bassi particolarmente accentuati e ritmiche più funk blues, quasi da lounge bar.
Il disco nella seconda traccia ci presente “Feel”, brano più scuro rispetto al precedente. L’ambientazione immaginaria è la stessa. La voce di Dheiti è particolarmente calda, nonostante si muova su scale alte. Un brano dritto, con poche variazioni a livello strumentale, che lascia esprimere a pieno la voce dell’artista. Unica variante è l’assolo di chitarra poco prima di metà brano che si intona perfettamente all’atmosfera,
Se finora l’album si è mosso su toni classici e rock, perchè non portare un po’ di funk? E infatti “A long walk” è un trionfo di chitarre con phaser, flanger e wah wah. I toni si alzano e la voce di Dheiti regala un inaspettato graffiato. Potente ma non invadente è un ottimo brano, probabilmente il mio preferito tra i quattro selezionati a comporre l’album.
“Rebirth” si chiude con “Bud in Bloom”. Il brano si apre su linee decisamente più moderne, che smettono di strizzare l’occhio agli anni ’70 e si proiettano ai giorni nostri. Una chiave di lettura decisamente più pop. In quanto rinascita, mi sarei aspettato una chiusura dai toni più positivi, mentre il brano è probabilmente il più scuro dell’album. Lascia quasi un senso di angoscia nell’ascoltatore.
La primavera di Dheiti è una stagione di chiaroscuri, osservata dal punto di vista dell’inverno e quasi con la paura dell’estate, così come “Rebirth”
L’ultimo lavoro di Dheiti è un viaggio tra atmosfere vecchio stile e suoni moderni. Tra il chiaro e lo scuro. Un piccolo viaggio compresso in 4 brani, tutti uno diverso dall’altro. “Rebirth” è un ottimo punto di partenza che getta le basi di una particolare inclinazione musicale. Un lavoro strumentalmente ben fatto e studiato a tavolino per far esaltare la vera protagonista di tutto l’album, che altri non è che la voce di Dheiti.