La risposta è assolutamente positiva, nel loro primo LP la band austriaca ha dimostrato di aver aggiunto un soundwriting maturo e solido al loro sound, catchy e alternativo allo stesso tempo. Avete presente quegli artisti che mettono troppi elementi nei loro lavori e vanno a coprire con una patina mediocre di ”già sentito” le loro canzoni? La cosa fantastica dei Baits è che più carne al fuoco riescono a mettere, più i loro pezzi suonano come una ventata di novità, in un universo rock sempre più stagnante che nel 2020 sembra essere in larga parte vittima dell’entropia.
Chiariamoci, non ci sono grossi stravolgimenti in “Never Enough”; i Baits continuano a proporre un mix di sonorità diversissime fra di loro ma che incredibilmente si incastrano perfettamente senza suonare stucchevoli o fuori posto; in questo disco inoltre viene aggiunta una generosa dose di elementi presi di peso dalle band di scuola Woodstock.
”Never Enough” dei Baits riesce a mischiare una moltitudine incredibile di influenze e generi diversi; mantenendo un suo carattere e suonando come una ventata di novità in un panorama stagnante
Le influenze sono le più disparate; ci sono i Creedence Clearwater Revival nel riff principale di ”Amy” e nella linea di basso di ”Enough”, diversi elementi del sound hippie in ”Liberate You”; i The Clash di ”Charlie Don’t Surf” in ”Parallel Universe”, le Hole in ”Why Don’t You Tell Me”.
Ovviamente ritroviamo il cavallo di battaglia del sound Baits; cioè un mix di sonorità surf rock, grunge e pop suonato in stile punk, in ”Shed Your Skin”, ”Coming After Me” e ”Feelings”.
Non siamo riusciti a trovare un solo punto debole in quest’album. Dall’artwork di copertina alle sonorità Fender, dal songwriting ai testi orecchiabili ma maturi (l’album parla delle paure dei giorni nostri, sopratutto della paura di non essere abbastanza) il disco è semplice, quasi minimale, e riuscitissimo. Una semplicità studiata e raffinata, per questo ancor più sorprendente nel risultare spontanea e verace; a differenza di tante altre produzioni di livello superiore.
Non siamo riusciti a trovare un punto debole in ”Never Enough” , un disco semplice e riuscito che stupisce l’ascoltatore
Dal punto di vista strumentale e tecnico parliamo di un ottimo lavoro; con la voce di Sonja capace di variare da territori melodici a versanti che ricordano (nonostante un suo personalissimo carattere) la già citata Courtney Love o l’altrettanto valida Donita Sparks delle L7; l’album è ben suonato e prodotto alla perfezione. Questo LP è un riuscitissimo ossimoro sonoro; speriamo sia solo l’antipasto di tutto quello che ci potranno proporre nel futuro i Baits. Noi gli auguriamo veramente di riuscire a conquistare il mondo; e ”Never Enough” è un buon primo disco per riuscirci.