J-Ax durante un concerto al Lucca Summer Festival – 24 luglio 2015.
J-Ax durante un concerto al Lucca Summer Festival – 24 luglio 2015.

J-AX dagli attacchi alla movida ai concerti da 200 posti, l’intervista dell’ex ARTICOLO 31

Dopo il silenzio del lockdown, J-Ax ha rilasciato una serie di interviste per parlare dell’emergenza sanitaria, degli attacchi alla movida e di come saranno gli eventi post-coronavirus. Al solito il rapper non le manda a dire e ha parlato a ruota libera di quello che è successo negli scorsi mesi di chiusura totale e degli attacchi alla movida che, negli ultimi giorni, hanno monopolizzato l’informazione.

L’assenza dai social e il silenzio di J-Ax

«La sofferenza che vedevo in giro mi schiacciava la testa sul pavimento, impedendomi di muovermi, pensare, creare»

Così ha detto l’Ex Articolo 31. E infatti in molti hanno notato la sua assenza anche dai canali social ad esclusione di qualche “comparsata” nei profili di alcuni amici e dell’appoggio all’iniziativa di Fedez e Chiara Ferragni sulla raccolta fondi del San Raffaele di Milano. Parlando poi della movida e degli aperitivi che stanno facendo scalpore in tutta Italia, J-Ax ha detto:

«Il fatto di puntare l’indice in quel modo dipende da certa informazione, che dovrebbe occuparsi di quello che è successo, dei malati, della gestione sanitaria e delle RSA. Dobbiamo parlare di quello, non di quello che fanno dieci ragazzini che si riuniscono, della movida… Di sceriffi non ce n’è bisogno»

E ancora:

«[…] Dare la colpa alla politica è sbagliato. Nessuno pensa che in questa situazione si possano fare miracoli. Però possiamo dire che in Lombardia la situazione è stata gestita in maniera vergognosa. Siamo stati trattati come bambini a cui non si può dire la dura verità, ma una bugia bianca, per quanto dolorosa anche questa»

Il futuro della musica e i concerti da 200 posti

J-Ax ha poi parlato del futuro della musica e della disastrosa situazione in cui versa il mondo della musica e i suoi addetti ai lavori.

«[…] Ci stupiamo se il premier Conte parla di ‘artisti che ci fanno tanto divertire e ci fanno tanto appassionare’. In Italia il mestiere dell’intrattenimento è diviso a scalini. Al piano alto c’è il tenore della Scala e all’ultimo piano il rapper. L’intrattenimento non è considerato un lavoro. A nessuno è venuto in mente che non siamo rispettati. Per la gente normale – spesso – l’artista è colui che non lavora, è sempre in vacanza. Da sempre siamo abbandonati a noi stessi. La cosa incredibile è che ci sono persone che ti dicono che non devi occuparti di politica, ma io verso un sacco di soldi per le tasse, potrò dire la mia, no?»

J-Ax ha parlato anche del limite a 200 posti per i locali e di 1000 per gli eventi all’esterno, dicendo che anche facendo moltissime date, difficilmente si riuscirebbe a rientrare nei costi e a offrire uno spettacolo di grande livello. Ovviamente per artisti del calibro del rapper, che sono abituati agli stadi e ai palazzetti un evento di “sole” 1000 persone non rappresenterebbe nemmeno la metà della portate di un evento regolare. Figuriamoci un evento con 200 partecipanti.

E sulle proteste dei consumatori che invece che i rimborsi dei biglietti otterrebbero un voucher dice:

«Non è tutto bianco e nero, la situazione qui è grigia. Se ci fossero i rimborsi pecuniari, forse non ci sarebbero concerti per anni. Sono stato combattuto sulla questione, ma alla fine ho capito che è per il bene comune del mio settore, tutta la musica fino ai piccoli operatori della filiera. È dura, è un sacrificio, lo so»

In un momento di grave emergenza come questo molte persone sono, purtroppo, rimaste indietro.  Pensiamo agli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo, pensiamo a tutte quelle persone che lavorano dietro le quinte e che rendono possibile uno show. Non sono gli unici a subire il contraccolpo del lock down ma comunque sono tra le categorie più colpite.

È ovvio che servono delle regole da rispettare per i concerti, per la movida e per la vita di tutti i giorni. Le cose sono cambiate e dobbiamo prenderne atto tutti. Dobbiamo cambiare le nostre abitudini, lo Stato deve adattarsi a questo cambiamento e muoversi in favore di, piuttosto che in controtendenza, solo così potremo tornare a una normalità apparente nel più breve tempo possibile.

Per leggere l’intera intervista visitate il sito de Il Fatto Quotidiano.

https://youtu.be/nM82XtnvJuw

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