“Taured” si può collocare nel panorama post-rock strumentale, ma l’ispirazione presa dalle ambientazioni fantascientifiche aggiunge un tocco di freschezza ad un genere già vastamente esplorato
La prima traccia, “Lake Vostok”, apre il disco con segnali radio e riff di chitarra disorientanti. Non mancano gli elementi psichedelici, noise e di derivazione grunge. Segue “The Man From Taured”, un brano incalzante in cui il mistero dell’uomo di Taured viene presentato con timpani martellanti e riverberi. In “Monolith” si uniscono all’organico il didjeridoo di Valerio Antonini, percussioni e voci etniche che vengono poi sovrastati dalla violenza delle chitarre. In “Fairies Circles” domina la velocità, fino ad arrivare a batterie blast e bassi distorti. Il penultimo brano “Wardenclyffe – Tunguska”, racconta l’esplosione siberiana in un crescendo di intenzione, noise e psichedelia. “Taured” si chiude con “The Strange Case of P.F. Zanfretta”, in cui si notano i monologhi in italiano ed un finale potente.
Nonostante si possa collocare senza problemi nel panorama post-rock strumentale, l’ispirazione presa dalle ambientazioni fantascientifiche aggiunge un tocco di freschezza ad un genere già vastamente esplorato. Le sonorità del disco, inoltre, ricordano spesso ed in modo piacevole quelle di band della scena progressive come Mastodon e Tool, specialmente nel brano conclusivo dell’album. Per concludere, i Taured escono con un lavoro ben fatto. Qualche accortezza in più poteva essere riposta in fase di produzione, ma va tenuto in considerazione che si tratta pur sempre di un album d’esordio. Ci auguriamo che la band varesina sia già al lavoro per un follow-up, e che le storie sci-fi non siano finite qui.