Acquapunk” sembra la fotografia di domande come queste. Istantanee di pensieri e sensazioni che si agitano nel profondo delle comuni reazioni, del quotidiano di ciascuno
La sua, una voce graffiante e ariosa a servizio di versi imbevuti di vita vissuta e musica che vuole e riesce ad essere sensazionale. Letteralmente, sono le sensazioni ad essere cantate e stimolate. Tra ritmiche che dall’omonima apripista “Acquapark” alternano una matrice vagamente elettro-dance ad un’altra più autoriale, distesa e d’impatto come un’onda gravida che ti attraversa. Penso a “Ed Io”. Traccia, questa, che ricorda le atmosfere di un più recente Vasco Brondi. Penso a “Le Bare Bianche”, pezzo diretto e profondo dove voce e pianoforte danno il polso a quella che è una resistenza alla disgrazia. Ciò che emerge è una sincerità semplice, poetica. Vincenzo Fasano sa farsi ascoltare. La sua musica è piacevole, sensibile, d’una delicata intensità. “Acquapunk” è infatti un disco che entra sottopelle in punta di piedi, senza invasioni. Non spiattella le emozioni, le fa fiorire con dinamismo e organicità. Si mostrano, senza bisogno di dimostrazioni.