L’opera di restauro dello spettacolo viene così affidata a Raffaele Di Florio e Anna Redi. Mario Martone assiste di tanto in tanto alle prove supervisionando il lavoro. È così che nasce, o forse rinasce, “Tango Glaciale Reloaded”. Lo spettacolo mescola gli aspetti visivi, musicali, le ambientazioni grafiche e i cartoons, creando un particolare e vivo effetto fumettistico. I tre personaggi che si muovono abilmente nello spazio ci raccontano storie e sensazioni attraverso un preciso lavoro corporeo.
Nel corso delle performance di “Tango Glaciale Reloaded”, c’è una continua ricerca di equilibrio tra la solitudine degli individui e l’illusione della felicità.
Le partiture di base su cui lavorano i tre attori sono studiate e prestabilite. Esiste, però, un macrocontorno di libertà espressiva che viene affidata all’improvvisazione. È molto chiara la totale libertà con la quale lavorano i tre performer. Ciò che trasmettono è il vero “play” dello stare su un palco. C’è un continuo passaggio energetico tra i personaggi e gli spettatori che fa vibrare il pubblico sulle poltrone. Nonostante siano passati quasi 40 anni dalla prima prova di “Tango Glaciale”, l’ambientazione risulta, per certi aspetti, ancora futuristica e fantascientifica.
Nel corso delle performance di “Tango Glaciale Reloaded”, c’è una continua ricerca di equilibrio tra la solitudine degli individui e l’illusione della felicità, che accomuna gli anni ’80 tanto quanto la nostra contemporaneità. Esemplare la scena in cui il personaggio interpretato da Filippo Porro tenta, dimenandosi, di afferrare il sassofono. Lo strumento, sospeso nell’aria da un filo invisibile, sembra rivoltarsi contro di lui. Trasparono la solitudine, la lotta e l’affanno, tipici elementi della nostra era.